Sabato
31 luglio 1999
Moni
Ovadia
“L’uomo
che fermò Hitler”
di Gabriele Nissim

Da “ebreo errante” quale si definisce, Moni Ovadia, musicista
attore, regista, riferimento fondamentale della cultura yiddish, è da
anni impegnato a tenere viva la memoria dell’olocausto. Moni Ovadia,
nato in Bulgaria da una famiglia di origine ebraica, è il protagonista
di uno spettacolo che mette in scena la storia drammatica e
misconosciuta di un eroe del nostro secolo, Dimitar Peshev, ex
vicepresidente del Parlamento bulgaro.
Un uomo che sfidò Hitler, riuscendo a salvare 48.000 ebrei bulgari e
che, a guerra finita, fu perseguitato dal regime comunista, processato,
accusato addirittura di antisemitismo: lui che aveva saputo bloccare i
treni diretti ad Auschwitz.

Una storia riscoperta, in Bulgaria e nel resto d’Europa, dopo
cinquant’anni di completo oblio grazie al libro dello studioso
italiano Gabriele Nissim, che parteciperà alla serata. I brani del
libro, interpretati da Moni Ovadia e Elena Sardi, saranno intervallati e
talora accompagnati da canti sefarditi e cori tradizionali bulgari,
eseguiti da un quintetto vocale di voci femminili e da un ensemble di
musica klezmer nel quale emerge la straordinaria voce di Liliana Alcalai.
Enrico
Fink
Quartetto Lokshen (Italia)
Il
gruppo nasce dall’incontro di Enrico Fink (voce, flauto traverso) e
Amit Arieli (clarinetto), ai quali si uniscono Stefano Bartolini
(sassofono baritono) e Alessandro Francolini (chitarra classica).
La famiglia paterna del primo giunse nei primi anni del secolo da due
shtetlekh vicino Berdicev, in quella che è oggi l’Ucraina, a Ferrara
dove Benzion Fink fu cantore di sinagoga (hazan); la famiglia paterna
del secondo viene da Vilna. Vilna e Berdicev erano due fra le più note
culle di una cultura oggi lontana nella memoria: il desiderio di
riappropriarsene attraverso il proprio percorso naturale, che è quello
di musicisti, ha dato vita al Progetto Lokshen.
Lokshen è il termine yiddish per dire spaghetti, ed è il termine
ovviamente sarcastico con cui nei primi anni del secolo nel Lower East
Side, quartiere ebraico di New York, si designavano i confinanti
emigrati italiani di Little Italy. Il gruppo ha scelto il nome con una
certa dose di autoironia, ma con altrettanto orgoglio, e il desiderio di
far risaltare il proprio punto di vista italiano ed europeo nel lavoro
di ricerca e di esecuzione, che comprende non solo musica tradizionale
yiddish ma anche le numerose tradizioni dell’ebraismo italiano.
Lo spettacolo è costruito come una sorta di percorso di (ri)avvicinamento
ai temi della tradizione ebraica attraverso la musica e le canzoni;
un’attenzione particolare è rivolta alla dimensione teatrale e
cabarettistica della canzone yiddish europea e americana.
Non mancano tributi a miti del teatro e del cinema come Aaron Lebedeff e
Molly Picon, e a un gigante “di confine” fra l’arte dello hazan e
la pura arte del canto, l’indimenticabile Yossele Rosenblatt.
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